Riflessioni sul tema: Ridurre le tasse in maniera strutturale? Quali, quante, come, con quali tempi
Ieri sera ho finalmente visto Michele Boldrin dal vivo in un incontro sul tema:
"Cambiamo ritmo al paese.
Le cose che servono all’Italia di cui nessun parla
Ridurre le tasse in maniera strutturale?
Quali, quante, come, con quali tempi"
Seguo Boldrin da tempo su noisefromamerika.org e premetto che mi piace il suo modo schietto di spiegare e raccontare le cose, senza il cerchiobottismo di altri figuri che si occupano di economia (politici in primis). Va da sè che uno così non può piacere a tutti, però IMHO è preferibile qualcuno che ti dice le cose in faccia piuttosto di uno che è d'accordo con tutti su tutto e poi quando agisce fa tutt'altro.
Quello che segue è un testo in cui raccolgo i miei pensieri su quanto sentito ieri sera, con la speranza che la forma scritta mi aiuti a ragionarci.
(riassumendo molto) Boldrin ieri sera ha detto due cose:
"Cambiamo ritmo al paese.
Le cose che servono all’Italia di cui nessun parla
Ridurre le tasse in maniera strutturale?
Quali, quante, come, con quali tempi"
Seguo Boldrin da tempo su noisefromamerika.org e premetto che mi piace il suo modo schietto di spiegare e raccontare le cose, senza il cerchiobottismo di altri figuri che si occupano di economia (politici in primis). Va da sè che uno così non può piacere a tutti, però IMHO è preferibile qualcuno che ti dice le cose in faccia piuttosto di uno che è d'accordo con tutti su tutto e poi quando agisce fa tutt'altro.
Quello che segue è un testo in cui raccolgo i miei pensieri su quanto sentito ieri sera, con la speranza che la forma scritta mi aiuti a ragionarci.
(riassumendo molto) Boldrin ieri sera ha detto due cose:
- la spesa pubblica non si può/vuole ridurre
- è possibile ridurre le tasse, per esempio con flat tax al 25% (ok, questo l'ha in realta' detto Stevanato, ma Boldrin mi pareva fosse d'accordo in linea di massima)
Sul primo punto ha poi chiarito: facciamo come la Svezia fece nel '94 e congeliamo la spesa: non deve calare la spesa, ma neppure può salire. Con il tempo una spesa congelata (dovrebbe) portare il rapporto fra spesa e gettito fiscale a decrescere.
Una flat tax al 25% sanerebbe il problema della corrente tassazione progressiva, che è sì progressiva, ma troppo ripida, nel senso che il passaggio alle aliquote più alte avviene già a redditi non eccessivamente elevati penalizzando fortemente il lavoro dipendente. Il lavoro dipendente, a differenza di quello autonomo, ha infatti meno possibilità di eludere il fisco (ma anche di evadere, soprattutto, argomenta Boldrin, nelle imprese piccole).
La flat tax fra l'altro è già applicata per rendite finanziarie, bot, capital gain, ecc che sono tassati ad aliquota fissa.
Un altro vantaggio della flat tax è di rimuovere il disincentivo alla crescita: ad esempio una PIVA con il regime dei minimi sarà disincentivata a crescere oltre la soglia dei 30K/anno oppure a farlo in maniera occulta (nero).
Altro fattore positivo legato a quest'ultimo vantaggio è che con la crescita dell'impresa, si riduce la possibilità per l'impresa di fare nero. I dati infatti confermano che le imprese più grandi praticamente non possono evadere le tasse (pur essendo, ironicamente, quelle più soggette ad accertamenti).
Sono infatti le piccole imprese, soprattutto quelle B2C che alimentano l'evasione fiscale, una evasione, afferma Boldrin, anche di sussistenza. Bottos interviene e spiega che spesso molti novelli "imprenditori" hanno, a conti fatti, un reddito addirittura inferiore a quello dipendente, perchè affrontano l'attività imprenditoriale senza la necessaria preparazione che oggi è richiesta. Qui aggiungo io vanno contate le P. IVA camuffate da contratti di lavoro subordinato.
Boldrin poi nomina Amazon, e qui entriamo nella parte che probabilmente più mi interessa perchè tocca il mio ambito lavorativo.
Più che nominare Amazon, Boldrin invoca Amazon e spera che si mangi tutti i negozietti non competitivi che campano grazie ad una evasione di sussistenza. Amazon invece paga (apparentemente bene, dice Boldrin) i propri dipendenti in Italia, e versa pure tutte le tasse dovute.
Si capisce che Boldrin sul tema della web-tax non e' proprio favorevole quando cita un altro esempio del periodo di Fare: in un incontro con i piccoli esercenti dopo aver discusso in armonia su vari temi, i rappresentanti gli chiedono pero' di fare delle eccezioni perche' i piccoli non possono essere efficienti come i grandi. Al che Boldrin, naturalmente declina.
Fra l'altro un effetto collaterale (non esplicitamente nominata dal panel, è un collegamento che faccio io) e' che paradossalmente l'avvento di Amazon e/o la diffusione della grande distribuzione a scapito della piccola, riduce l'evasione fiscale.
Nel q&a qualcuno ribatte sul tema che Amazon non paga le tasse, ed altri insistono sul modello "piccolo e' bello" che ha portato tanto benessere in Veneto e sui punti di forza italiani: Boldrin ribatte che se fossimo veramente cosi' bravi ed il modello funzionasse non avremmo la crisi, la disoccupazione, ecc.
Una mia riflessione sul tema Amazon e' che nel mondo del software (italiano) gia' da tempo si assiste ad una progressiva marginalizzazione delle piccole software house, a scapito di grandi player in gradi di fornire soluzioni all-inclusive. Ci sono mercati in cui e' ancora possibile competere per i piccoli (penso alle app mobile), ma il numero enorme di app presenti negli store, sta chiudendo piano piano anche questo mercato.
Boldrin tocca anche il tema (a me caro) degli skilled workers, che possono risolvere il problema dell'attuale elevata tassazione semplicemente emigrando (e non evadendo/eludendo come fa l'autonomo piccolo). Di fatto questo impoverisce il paese in due modi:
gli skilled workers vanno in effetti dove vogliono. Il remote working rende lo spostamento ancora piu' semplice per loro. Il (piccolo) imprenditore Veneto con il remote working si trova a competere anche per la forza lavoro locale con entita' internazionali, non gravate dall'enorme cuneo fiscale italiano.
a molti piccoli (e forse anche medi) imprenditori del software manca anche un approccio in grado di catturare gli skilled workers locali. Gia' nella fase di colloquio ho personalmente notato una differenza abissale fra le (grandi) aziende e le imprese locali, faccio un esempio: se NON volete essere assunti in Veneto/Italia quando al colloquio vi chiedono il RAL, controbbattete chiedendo che vi facciano un'offerta. Nella mia esperianza mai nessuno mi ha richiamato, mentre e' sempre successo con le controparti europee.
Concludo: mi e' piaciuto (ma lo sapevo gia') l'approccio proposto della flat tax. Anche la patrimoniale, se proposta da persone serie con un piano di lungo periodo, non fa paura.
Fra l'altro un effetto collaterale (non esplicitamente nominata dal panel, è un collegamento che faccio io) e' che paradossalmente l'avvento di Amazon e/o la diffusione della grande distribuzione a scapito della piccola, riduce l'evasione fiscale.
Nel q&a qualcuno ribatte sul tema che Amazon non paga le tasse, ed altri insistono sul modello "piccolo e' bello" che ha portato tanto benessere in Veneto e sui punti di forza italiani: Boldrin ribatte che se fossimo veramente cosi' bravi ed il modello funzionasse non avremmo la crisi, la disoccupazione, ecc.
Una mia riflessione sul tema Amazon e' che nel mondo del software (italiano) gia' da tempo si assiste ad una progressiva marginalizzazione delle piccole software house, a scapito di grandi player in gradi di fornire soluzioni all-inclusive. Ci sono mercati in cui e' ancora possibile competere per i piccoli (penso alle app mobile), ma il numero enorme di app presenti negli store, sta chiudendo piano piano anche questo mercato.
Boldrin tocca anche il tema (a me caro) degli skilled workers, che possono risolvere il problema dell'attuale elevata tassazione semplicemente emigrando (e non evadendo/eludendo come fa l'autonomo piccolo). Di fatto questo impoverisce il paese in due modi:
- perdita di capitale umano "pregiato" (il termine e' mio, ma credo renda l'idea), per costruire il quale magari abbiamo speso molto in termini di risorse pubbliche (scuola, universita')
- perdita di getto fiscale proveniente da questi lavoratori ad alto reddito (per alto reddito, Boldrin credo intenda dai 100K/anno in su)
Due miei sassolini
A quanto detto da Boldrin vorrei aggiungere 2 mie considerazioni:gli skilled workers vanno in effetti dove vogliono. Il remote working rende lo spostamento ancora piu' semplice per loro. Il (piccolo) imprenditore Veneto con il remote working si trova a competere anche per la forza lavoro locale con entita' internazionali, non gravate dall'enorme cuneo fiscale italiano.
a molti piccoli (e forse anche medi) imprenditori del software manca anche un approccio in grado di catturare gli skilled workers locali. Gia' nella fase di colloquio ho personalmente notato una differenza abissale fra le (grandi) aziende e le imprese locali, faccio un esempio: se NON volete essere assunti in Veneto/Italia quando al colloquio vi chiedono il RAL, controbbattete chiedendo che vi facciano un'offerta. Nella mia esperianza mai nessuno mi ha richiamato, mentre e' sempre successo con le controparti europee.
Concludo: mi e' piaciuto (ma lo sapevo gia') l'approccio proposto della flat tax. Anche la patrimoniale, se proposta da persone serie con un piano di lungo periodo, non fa paura.